lunedì 30 giugno 2008

Sottili differenze


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Per capire la differenza tra noi e gli Stati Uniti, basta gurdare le recenti vicende legate ai fondi speculativi di Wall Street. Da noi, in italia, i reati finanziari non solo hanno punizioni ridicole, ma vengono addirittura depenalizzati per salvare il culo al premier. Negli States, i reati finanziari sono una delle cose più gravi che si possa commettere. Senza ricordare il caso Enron (le condanne sono arrivate anche a 90 anni di carcere), negli Stati Uniti i reati finanziari sono una cosa seria: per capire meglio leggere la notizia dell'arresto di 60 persone, nell'operazione coordinata dall'FBI, che ha portato anche all'incriminazione di altre 406 persone.

Come dice Marco Travaglio: "In Italia, se commetti reati finanziari, paghi tangenti, falsifichi bilanci e documenti e corrompi giudici e imputati, se proprio proprio ti va male... ti fanno Presidente del Consiglio..."

domenica 29 giugno 2008

Ta-taaaa!!!!!!!!!!


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Fanculo ManuBlog
Scusate l'assenza... ho avuto da fare in questi giorni.
Niente di che: due operazioni, di cui una per emorragia interna, ma voglio subito tranquillizzare i miei amici: sto bene. Anche se dio ha deciso di farmi fuori per quelle due o tre cose che ho detto in passato su di lui (...), ho vinto io: Manuel 1 - Dio 0, ci vediamo tra 90 anni per la rivincita!
Ok, ok.. sto un pò delirando..

Comunque.. mi siete mancati.... tutti ;-)

sabato 28 giugno 2008

Studio Aperto (edizione flash)


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Pubblico questo articolo fantastico tratto da Giuda.it, che mostra un esempio di "articolo alla Studio Aperto"...


"Milano - un clandestino rom extracomunitario ha rapito un ragazzino italiano all’uscita della scuola.
Il feroce negrumeno stava spacciando droga ai travestiti, quando ha visto uscire dal cancello della scuola il ragazzino che era intento a bruciare i capelli di un compagno handicappato. In un raptus di brutale omosessualità mista a comunismo, il negrumeno ha preso e caricato in macchina il ragazzino sotto gli occhi increduli degli altri scolari che nel frattempo stavano filmando la scena della sedia a rotelle in fiamme.
Polizia e Carabinieri brancolano ancora nel buio, ma non escludono nessuna ipotesi dal traffico illegale di chierichetti all’attentato terroristico.
Secondo alcuni giovani testimoni, usciti ubriachi da una discoteca, il presunto rapitore sarebbe stato avvistato sulla tangenziale mentre abbandonava un cane, una coppia di criceti, svariati gatti ed un cammello. Ma i ragazzi non ne sono molto sicuri perché potrebbero anche aver visto male dato che la loro auto era cappottata.
La redazione di studio aperto consiglia a tutti i suoi telespettatori di non uscire di casa sino a quando l’esercito non avrà bonificato tutte le città.
Per oggi è tutto, vi lasciamo in compagnia delle tette ipnotiche di Melita, la diavolita di Lucignolo!!!"

martedì 24 giugno 2008

Foto della settimana - Fatti processare. Buffone!


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Ricusa il giudice che lo sta processando.
Crea un problema che non esiste per muovere i consensi al suo governo.
Distrugge il sistema giudiziario italiano con leggi vergogna.


Una persona onesta andrebbe davanti al giudice a testa alta:
Fatti processare buffone!

lunedì 23 giugno 2008

TUTTO CIÒ CHE PENSO DI BERLUSCONI


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TUTTO CIÒ CHE PENSO DI BERLUSCONI
di Umberto Bossi, ministro delle Riforme Istituzionali del governo Berlusconi

"Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. E’ una costola del vecchio
regime. E’ il più efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la
Lega faceva cadere il regime, lui stava nel Mulino Bianco, col parrucchino e
la plastica facciale. Lui è un tubo vuoto qualunquista. Ma non l’avete visto,
oggi, tutto impomatato fra le nuvole azzurre?
Berlusconi è bollito. E’ un povero pirla, un traditore del Nord, un poveraccio
asservito all’Ulivo, segue anche lui l’esercito di Franceschiello dietro il
caporale D’Alema con la sua trombetta. Io ho la memoria lunga. Ma chi è
Berlusconi? Il suo Polo è morto e sepolto, la Lega non va con i morti. La
trattativa Lega-Forza Italia se l’è inventata lui, poveraccio. Il partito di
Berlusconi neo-Caf non potrà mai fare accordi con la Lega. Lui è la bistecca e la Lega il pestacarne.
Berlusconi mostra le stesse caratteristiche dei dittatori. E’ un kaiser in
doppiopetto. Un piccolo tiranno, anzi è il capocomico del teatrino della
politica. Un Peròn della mutua. E’ molto peggio di Pinochet. Ha qualcosa di
nazistoide, di mafioso. Il piduista è una volpe infida pronta a fare razzia nel mio pollaio.
Berlusconi è l’uomo della mafia. E’ un palermitano che parla meneghino, un
palermitano nato nella terra sbagliata e mandato su apposta per fregare il
Nord. La Fininvest è nata da Cosa Nostra. C’è qualche differenza fra noi e
Berlusconi: lui purtroppo è un mafioso. Il problema è che al Nord la gente è
ancora divisa tra chi sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora.
Ma il Nord lo caccerà via, di Berlusconi non ce ne fotte niente. Ci risponda:
da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono
centomila giovani del Nord che sono morti a causa della droga. A me
personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca
Rasini, fondata da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che poi è
riuscito a tenersi tutta la baracca. In quella stessa banca lavorava anche il
padre di Silvio e c’erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra.
Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli fece il progetto
Italia e c’era il buon Berlusconi nella P2. Poi nacquero le Holding. Come
potrà mai la magistratura fare il suo dovere e andare a vedere da dove
vengono quei quattrini, ricordando che la mafia quei quattrini li fa con la
droga e che di droga al Nord sono morti decine di migliaia di ragazzi che ora
gridano da sottoterra? Se lui vuole sapere la storia della caduta del suo
governo, venga da me che gliela spiego io: sono stato io a metter giù il
partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l’ho abbattuto.
Quel brutto mafioso guadagna soldi con l’eroina e la cocaina. Il mafioso di
Arcore vuole portare al Nord il fascismo e il meridionalismo. Discutere di par
condicio è troppo poco: propongo una commissione di inchiesta sugli
arricchimenti di Berlusconi. In Forza Italia ci sono oblique collusioni fra
politica e omertà criminale e fenomeni di riciclaggio. L’uomo di Cosa Nostra,
con la Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Furono
fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano.
Forza Italia è stata creata da Marcello Dell’Utri. Guardate che gli interessi
reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la
raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha
limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso
migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le
televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord.
Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in
barba perfino alla legge Mammì. Molte ricchezze sono vergognose, perché
vengono da decine di migliaia di morti. Non è vero che ’pecunia non olet’.
C’è denaro buono che ha odore di sudore, e c’è denaro che ha odore di
mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore.
Incontrare di nuovo Berlusconi ad Arcore? Lo escludo, niente più accordi col
Polo. Tre anni fa pensarono di farci il maleficio. Il mago Berlusconi ci disse:
"Chi esce dal cerchio magico, cioè dal mio governo, muore". Noi uscimmo e
mandammo indietro il maleficio al mago. Non c’è marchingegno stregato
che oggi ci possa far rientrare nel cerchio del berlusconismo. Con questa
gente, niente accordi politici: è un partito in cui milita Dell’Utri, inquisito per mafia.
La "Padania" chiede a Berlusconi se è mafioso? Ma è andata fin troppo
leggera! Doveva andare più a fondo, con quelle carogne legate a Craxi.
Io con Berlusconi sarò il guardiano del baro. Siamo in una situazione
pericolosa per la democrazia: se quello va a Palazzo Chigi, vince un partito
che non esiste, vince un uomo solo, il Tecnocrate, l’Autocrate. Io dico quel
che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una società per
azioni. Ma chi si crede di essere: Nembo Kid?
Ma vi pare possibile che uno che possiede 140 aziende possa fare gli
interessi dei cittadini? Quando quello piange, fatevi una risata: vuol dire che
va tutto bene, che non è ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte.
Bisogna che Berlusconi-Berluscosa-Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa
che con i bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che
avrei fatto di tutto per avere il cambiamento. E non c’è villa, non c’è regalo,
non c’è ammiccamento che mi possa far cambiare strada... Berluscoso deve
sapere che dalle nostre parti la gente è pronta a fargli un culo così: bastano
due secondi, e dovrà scappare di notte. Se vedono che li ha imbrogliati,
quelli del Nord gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati all’inglese e
scaraventano tutto nel Lambro.
Berlusconi, come presidente del Consiglio, è stato un dramma.
Quando è in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in
mente di fargli saltare i tralicci dei ripetitori. Perché lui con le televisioni fa il
lavaggio del cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini
del detersivo. Le sue televisioni sono contro la Costituzione. Bisogna
portargliele via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalità
gravissima, da Sudamerica. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione
delle frequenze tv per condizionare la gente e orientarla al voto. Non accade
in nessuna parte del mondo. E’ ora di mettere fine a questa vergogna. Se lo
votate, quello vi porta via anche i paracarri.
Se cade Berlusconi, cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma
non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il
loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi.
Ma il poveretto di Arcore sente che il bidone forzitalista e polista, il partito
degli americani, gli va a scatafascio. Un massone, un piduista come
l’arcorista è sempre stato un problema di "Cosa sua" o "Cosa nostra". Ma
attento, Berlusconi: né mafia, né P2, né America riusciranno a distruggere
la nostra società. E lui alla fine avrà un piccolo posto all’Inferno, perché
quello lì non se lo pigliano nemmeno in Purgatorio. Perché è Berlusconi che
dovrà sparire dalla circolazione, non la Lega. Non siamo noi che litighiamo
con Berlusconi, è la Storia che litiga con lui."

(le frasi contenute nel testo sono state pronunciate testualmente da
Umberto Bossi fra il 1994 e il 1999, cioè durante le tensioni del primo
governo Berlusconi, dopo la rottura fra Bossi e Berlusconi nel dicembre 1994
e prima della loro riappacificazione alla fine del 1999.)

venerdì 20 giugno 2008

E in più un set di pentole in regalo!!


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Berlusconi è tornato a giurare la propria innocenza sui suoi figli.
Fossi in loro, comincerebbero a fischiarmi le palle...

Il potere dei media


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Continua il mio viaggio all'interno del vasto mondo dei mass-media, della cultura di massa e della propaganda. Come un novello Dante accompagnato da Virgilio, il mio viaggio è accompagnato da un'altrettanto autorevole guida: Noam Chomsky. Dopo aver parlato del "Modello di propaganda" (La fabbrica del consenso), la teoria elaborata da Chomsky ed Herman riguardo alla distorsione della realtà compiuta dai mass media, vi propongo oggi un brano tratto da un altro capolavoro intitolato: "Il potere dei media".

"Prima parlavo dello scopo dei media e delle élite opportunamente indottrinate. Ma che dire della maggioranza ignorante e intrigante? Essa deve in qualche modo essere distratta. Le si possono propinare semplificazioni e illusioni emotivamente potenti, cosicché sia capace di scimmiottare la linea di partito. La linea principale è comunque quella di tenerla fuori. Le si lasci fare cose prive di importanza, la si lasci urlare per una squadra di calcio o divertirsi con una soap opera. Ciò che si deve fare è creare un sistema adatto nel quale ciascun individuo rimanga incollato al tubo catodico. E' un noto principio delle culture totalitarie quello di voler isolare gli individui: se ne discute dal secolo XVIII. Per la cultura totalitaria è estremamente importante separare tra loro le persone.

Quando la maggioranza "ignorante e deficiente" sta insieme può capitare che si faccia venire strane idee.
Se invece si tengono gli individui isolati, non è interessante se pensano e quello che pensano. Dunque bisogna tenere la gente isolata, e nella nostra societa ciò significa incollarla alla televisione. Una strategia perfetta. Sei completamente passivo e presti attenzione a cose completamente insignificanti, che non hanno alcuna incidenza.

Sei obbediente. Sei un consumatore. Compri spazzatura della quale non hai alcun bisogno. Compri un paio di scarpe da tennis da 200 dollari, perché le usa Magic Johnson. E non rompi le scatole a nessuno.
Se vuoi uccidere quel bambino che sta vicino a casa tua, fallo pure, questo non ci preoccupa. Ma non cercare di depredare i ricchi. Uccidetevi fra voi, nel vostro ghetto. Questo è il trucco. Questo è ciò che i media hanno il compito di fare. Se si esaminano i programmi trasmessi dalla televisione si vedrà che non ha molto senso interrogarsi sulla loro veridicità. E infatti nessuno si interroga su questo. L'industria delle pubbliche relazioni non spende miliardi di dollari all'anno per gioco. L'industria delle pubbliche relazioni è un invenzione americana che è stata creata all'inizio di questo secolo con lo scopo, dicono gli esperti, "di controllare la mente della gente, che altrimenti rappresenterebbe il pericolo piu forte nel quale potrebbero incorrere le grandi multinazionali".
Questi sono i metodi per attuare questo genere di controllo.

...

I "metodi scientifici di gestione" furono messi a punto - sempre in quegli anni (1930) - anche per interrompere gli scioperi. Si comprese che i media dovevano essere saturati con una serie di convizioni appropriate: questo sistema fu applicato a Johnstown, in Pennsylvania, durante lo sciopero dei metalmeccanici del 1936-37. L'operazione riuscì. Da allora questo metodo prese il nome di "formula di Mohawk Valley" (dove si trovava Johnstown). L'idea fu quella di inserirsi nei gruppi di scioperanti, di saturarli di propaganda attraverso i media - e le chiese - in modo tale che alla fine ognuno di loro avesse chiara in mente l'esistenza di due gruppi contrapposti: noi e loro. "Noi" erano i lavoratori che continuavano a lavorare e le loro mogli che si curavano della casa. Le schiave che per venti ore al giorno aiutavano i lavoratori. Gli "altri" erano i cani sciolti, i diversi, gli anarchici, gli elementi di disturbo, i leader sindacali, coloro cioè che cercavano di rompere l'armonia e la pace della comunità. Dobbiamo proteggerci, dicevano i "Noi", dobbiamo proteggerci dagli estremisti che cercano di disturbare la nostra armonia. Questa strategia ebbe grande successo. E questa è l'immagine dello sciopero che ancora viene propagandata e che la maggioranza condivide: rottura dell'armonia. Si guardino le immagini che delle lotte dei lavoratori danno i media, le soap opera, i film."

Tratto da: Noam Chomsky, Il potere dei Media

giovedì 19 giugno 2008

Arrestateci tutti. Disobbedire per informare


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ManuBlog aderisce all'iniziativa "Arrestateci tutti" promossa da Marco Travaglio per una libera informazione in una libera democrazia.

Ecco il testo integrale di di Marco Travaglio:

"Annuncio fin d’ora che continuerò a informare i lettori senza tacere nulla di quel che so. Continuerò a pubblicare, anche testualmente, per riassunto, nel contenuto o come mi gira, atti d’indagine e intercettazioni che riuscirò a procurarmi, come ritengo giusto e doveroso al servizio dei cittadini. Farò disobbedienza civile a questa legge illiberale e liberticida. A costo di finire in galera, di pagare multe, di essere licenziato.

Al primo processo che subirò, chiederò al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all’articolo 21 della Costituzione e all’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali (“Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche…”, con possibili restrizioni solo in caso di notizie“riservate” o dannose per la sicurezza e la reputazione).

Mi auguro che altri colleghi si autodenuncino preventivamente insieme a me
e che la Federazione della Stampa, l’Unione Cronisti, l’associazione Articolo21, oltre ai lettori, ci sostengano in questa battaglia di libertà. Disobbedienti per informare. Arrestateci tutti."
Se anche tu che leggi hai a cuore la libertà d'espressione, diffondi l'iniziativa!
Per aderire basta mandare una mail a: arrestatecitutti@gmail.com.

mercoledì 18 giugno 2008

Il petrolio finirà presto. Finalmente.


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«Il mondo finirà presto il petrolio estratto a buon mercato...» scrive il professor David Goodstein all'inizio del suo ultimo libro Il mondo in riserva, uscito quasi contemporaneamente in America e da noi (editore l'università Bocconi, 17 euro). Quanto presto? «Durante questo secolo. Ma la crisi vera comincerà in questo decennio».
Goodstein insegna fisica al California Institute of Technology. è simpatico, scrive bene e nel libro racconta di una sua tipica lezione sull'energia in cui fa oscillare nell'aula una palla da bowling appesa a una fune, facendo partire l'oscillazione dal suo naso e senza tirarsi indietro quando la palla gli ritorna addosso: il modo più semplice per mostrare che l'energia si perde lungo il tragitto perché la palla da bowling, al ritorno, si ferma sempre un po' più in là rispetto alla prima volta: cioè a pochi centimetri dalla faccia del professore.
Il libro, assai piacevole, racconta però cose molto poco simpatiche. Dice e dimostra soprattutto questo: che la crisi del petrolio, quella definitiva, è questione di pochi anni, anche se tra pochi anni non tutto il petrolio sarà ancora finito. Ricordiamo che previsioni così catastrofiche, in passato, sono già state fatte. Aurelio Peccei e il suo club di Roma attraversarono gli anni Settanta lanciando continui allarmi sulla fine del petrolio, allarmi a cui si prestava molta attenzione perché in quell'epoca una crisi del petrolio, di origine politica, c'era davvero. Poi vennero gli anni Ottanta, il petrolio non finì, anzi il suo prezzo al barile scese e di quel problema ci siamo tutti dimenticati. Lo stesso saggio di Goodstein, almeno da noi, è finora passato sotto silenzio. Però lo ha stampato la Bocconi e la Bocconi è un'istituzione molto seria. E Goodstein argomenta la sua tesi in modo assai convincente. Vale la pena di starlo a sentire.

Bisogna ammettere che il petrolio è una risorsa finita
Prima di tutto bisogna ammettere che il petrolio è una risorsa finita. Noi parliamo in genere di “produzione di petrolio” e si tratta di un modo di dire certamente scorretto. Nessuna azienda “produce” il petrolio, caso mai ci sono aziende che lo vanno a prendere là dove sta. Dunque non c'è dubbio che a un certo momento questi giacimenti risulteranno asciutti. E che quando risulteranno asciutti o la nostra civiltà si sarà già organizzata con fonti di energia alternativa, o dovrà correre ai ripari in tutta fretta e non si sa se avrà abbastanza tempo, oppure – diciamolo senza patemi – bisognerà che si rassegni a scomparire. Noi associamo il petrolio, in genere, alla benzina e alle automobili. In realtà, non si tratta solo di questo, perché il petrolio, in un modo o nell'altro, sta dietro al 90 per cento di tutti i prodotti derivati dalla chimica organica: la plastica, le medicine, i fertilizzanti per l'agricoltura, eccetera. Inoltre, il petrolio non finirà tutto insieme in un solo giorno. A un certo punto comincerà a essere sempre più scarso e quindi costerà di più. Questo solo fatto, producendo inflazione (e un'inflazione sempre crescente dato che la scarsità sarà nel tempo sempre maggiore), non potrà non provocare sconvolgimenti molto violenti sui mercati. E sconvolgimenti di questo tipo hanno sempre conseguenze rilevantissime sui popoli, che diventano più poveri. Conseguenze politiche, vogliamo dire. Si consideri solo questo dato: il 65,3 per cento di tutto il petrolio esistente sta in Medio Oriente. Tutto quello che accade in Medio Oriente, politicamente parlando, è in qualche modo connesso col petrolio. Che cosa accadrà, nella politica di tutto il mondo, quando il Medio Oriente non avrà più a disposizione – o avrà a disposizione sempre di meno – la sua risorsa fondamentale?
Per noi che siamo vivi adesso, la questione è se il problema ci riguardi. Non abbiamo ancora petrolio per un secolo o due? Non è una faccenda di cui, in definitiva, dovranno occuparsi i nostri nipoti? Goodstein dice di no, che la crisi è prossima e ci riguarda da vicino e argomenta il suo no riferendosi al “picco di Hubbert”, una funzione statistica sconosciuta al grande pubblico, ma con la quale, temo, avremo presto dimestichezza. Spieghiamo subito.
Marion King Hubbert era un geofisico della Shell e negli anni Cinquanta predisse che la quantità di petrolio che poteva essere estratta dai pozzi degli Stati Uniti avrebbe raggiunto il suo massimo (il “picco”) nel 1970, per poi calare rapidamente. Fu preso a ridere, ma nel 1970, effettivamente, gli Stati Uniti estrassero dai loro pozzi nove milioni di barili al giorno, una cifra mai raggiunta prima di allora, e dal 1971 in poi cominciarono invece a estrarre sempre meno petrolio. Oggi la produzione quotidiana è di sei milioni di barili e si sa già che l'anno prossimo, e negli anni successivi, la produzione sarà sempre più bassa. Dunque, relativamente all'America, la previsione di Hubbert è risultata esatta al cento per cento. Ma che dire del resto del mondo?
Lasciamo parlare Goodstein: «Di recente diversi geologi hanno applicato le tecniche di Hubbert ai dati sulla produzione di petrolio del mondo intero. Ognuno di loro ha usato dati differenti, ipotesi di partenza diverse, e anche i loro metodi hanno variato, ma le loro risposte sono state sorprendentemente simili. Molto presto, sostengono, si arriverà al “picco di Hubbert” per il mondo intero: con tutta probabilità in questo decennio. Vi sono geologi che non concordano con questa diagnosi, e i dati su cui si fonda sono oggetto di disputa, ma i seguaci di Hubbert sono riusciti almeno a stabilire un punto fermo: l'offerta mondiale di petrolio, così come quella di ogni risorsa mineraria, cresce da zero fino a un massimo, dopodiché è destinata a calare per sempre».
In poche parole: la crisi mondiale del petrolio arriverà quando avremo consumato la metà esatta di tutto il petrolio disponibile. A quel punto l'offerta comincerà a scendere e il prezzo a salire, e le due curve – una verso il basso, l'altra verso l'alto – non si fermeranno più fino a che l'offerta non sarà arrivata a zero (fine del petrolio, non ce ne sarà più una goccia) e dovremo trovarci l'energia da qualche altra parte.
È naturale, a questo punto, chiedersi quanto era il petrolio disponibile in partenza e quanto ne abbiamo consumato fino ad ora. C'è la risposta a tutt'e due le domande: i miliardi di barili che la natura ha messo a nostra disposizione erano all'inizio duemila. La quantità che non avevamo ancora consumato all'inizio del 2001 era di poco superiore ai mille miliardi. Il picco di Hubbert e la crisi sembrerebbero vicini.
Potrebbe esserci petrolio da qualche parte che non abbiamo ancora scoperto e che allontanerebbe un po' il momento critico? Sì, potrebbe esserci: il Mar della Cina è promettente (ma non eccezionale, secondo i geologi); in Siberia potrebbe esserci ancora qualcosa. Si deve tener conto però di questo: il più grande giacimento mai scoperto è quello di Ghawar Field in Arabia, dove nel 1948 fu trovata una disponibilità di 87 miliardi di barili. Se fossimo però così fortunati da scoprire nel Mar della Cina o in Arabia un giacimento di dimensioni analoghe, il picco di Hubbert si sposterebbe in avanti solo di un paio d'anni.

Che cosa succede se il Terzo Mondo diventa come noi
Bisogna anche considerare che noi ipotizziamo, in tutti questi calcoli, una domanda di petrolio identica all'attuale. Non è naturalmente così: la Cina sta crescendo a grande velocità e consuma sempre più materie prime e, tra queste, petrolio. Il Terzo Mondo vuole le stesse comodità dell'Occidente, spinge per avere energia e l'Occidente intende aiutarlo. Senonché l'uscita dalla povertà del Terzo Mondo passa soprattutto per la capacità di comprare e sfruttare il petrolio. Dunque, il nostro sforzo encomiabile di aiutare il Terzo Mondo passa per la nostra capacità di rinunciare via via ai vantaggi del greggio e per la ricerca di fonti d'energia alternative. Il bello (o il brutto) è che, se anche ci astenessimo dall'aiutare il Terzo Mondo e se lottassimo egoisticamente per mantenerlo nelle condizioni in cui si trova ora, non sfuggiremmo al nostro destino: gli statistici hanno scoperto una correlazione ferrea tra consumo d'energia e fertilità delle donne. E cioè, in ogni popolazione senza eccezioni più alto è il consumo d'energia più bassa è la fertilità femminile. Perciò: o tutti raggiungono il livello economico del Primo mondo, la popolazione non supera i 10 miliardi, ma il consumo di idrocarburi esplode. Oppure, il Terzo mondo resta tale, la popolazione mondiale raggiunge i cento miliardi e la quantità di energia consumata resta sempre la stessa.
Che cosa succederà negli anni successivi al raggiungimento del “picco di Hubbert”? Goodstein traccia due scenari:
«Il peggiore dei casi. Dopo il “picco di Hubbert”, falliscono tutti gli sforzi di produrre, distribuire e consumare combustibili alternativi abbastanza rapidamente da riuscire a colmare il divario tra domanda in aumento e offerta in diminuzione. Inflazione galoppante e recessione mondiale costringono miliardi di persone a bruciare carbone in grandi quantità per riscaldarsi, cucinare e mandare avanti l'industria leggera. La variazione dell'effetto serra che ne consegue cambia il clima della Terra precipitandolo in un nuovo stato ostile alla vita. Fine della storia. In questo esempio, il peggiore dei casi è veramente il peggio del peggio.
«Il migliore dei casi. Le turbolenze che seguono il raggiungimento del “picco di Hubbert” danno la sveglia al mondo intero. Un'economia basata sul metano riesce a fronteggiare nel breve periodo il divario tra domanda e offerta di petrolio, mentre si costruiscono nuove centrali nucleari e si diffondono le infrastrutture per lo sfruttamento di combustibili alternativi. Il mondo legge con ansia sulle prime pagine dei giornali le stime sui picchi di Hubbert per l'uranio e gli scisti».
In altri termini: «Questo è il secolo in cui dobbiamo imparare a vivere senza combustibili fossili. O saremo abbastanza saggi da farlo prima di esservi costretti, o dovremo farlo per forza quando gli idrocarburi cominceranno a scarseggiare. Un modo di raggiungere l'obiettivo sarebbe di tornare allo stile di vita del Settecento, prima che iniziassimo a sfruttare combustibili fossili a tutta birra. Ciò però comporterebbe, fra le altre cose, l'eliminazione di circa il 95 per cento della popolazione mondiale. L'altra possibilità è escogitare un modo per far andare avanti una civiltà complessa simile a quella che abbiamo oggi, ma che non faccia uso di combustibili fossili».
Pensiamoci, perché prima o poi accadrà.

Tratto da "La macchina del tempo, Ottobre 2004"

Progetto Regime 2.0 (Fase 1 completata)


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La legge sulle intercettazioni è una vergogna da regime dittatoriale.
Potrei scrivere decine di righe su quest'obbrobrio, ma mi limito a postare un video che riassume tutto il mio pensiero, e tutta l'assurdità della vicenda.
Quando dieci immagini non valgono mille parole...



Foto della settimana - Associazioni di idee


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ManuBlog manifesti elettorali in siciliaAlle elezioni regionali sicialiane il Centro-destra ha stravinto.
Kappotto, en plein, vittoria schiacciante.
La coalizione Pdl-MpA-Udc ha ottenuto il massimo risultato possibile: 8 provincie su 8,
la maggior parte delle volta con una vittoria dell'80%.

La Sicilia è una regione fondata sulla Mafia.
Le famiglie mafiose controllano tutto: l'economia, la società, la politica.
Il voto di scambio è una delle pratiche più diffuse,
insieme all'abuso di posizione dominante e abuso d'ufficio.

Strano che in una regione completamente in mano alla mafia,
la coalizione del Cavaliere prenda il massimo dei voti, vero?

martedì 17 giugno 2008

Le strane multe del codice della strada


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ManuBlog multa
Dietro l'angolo, per il cittadino, c'è sempre una multa paradossale prevista dal Codice della Strada.
La più strana è forse quella di 74 euro inflitta a chi attraversa un passaggio a livello incustodito mentre sopraggiunge un treno: il paradosso consiste nel fatto che lo Stato ha il diritto di tenere passaggi a livello incustoditi, ma il cittadino ha il dovere di non andare sotto il treno, sotto pena di una sanzione.

Ma le stranezze non sono finite.
Chi circola in bicicletta senza pneumatici paga 22 euro (art.68). Stessa sanzione per chi butta una cicca o un pezzetto di carta per strada (art.15).
Per chi imbratta le strade ci sono sanzioni diverse previste dagli articoli 639 e 674 del Codice penale, del decreto legislativo n.22/1997, come modificato dal decreto legislativo n.152/2006 e da varie ordinanze sindacali.

Chiunque circola con veicoli a trazione animale muniti di pattini su strade che non sono innevate paga 22 euro (art. 51).
E' vietato realizzare corsi d'acqua nella sede stradale, sotto pena di una sanzione di 742 euro (art.25).
E' vietato spargere fango sulle strade, sotto pena di una sanzione di 148 euro (art.20).
E' vietato bloccare colonne e convogli di truppe militari: sanzione di 36 euro (art.163).
La larghezza dei cerchioni delle ruote dei veicoli a trazione animale non può essere inferiore a 50 mm, sotto pena di una sanzione di 36 euro (art.66).

venerdì 13 giugno 2008

Tutti i significati di Venerdì 13


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Se il calendario vi ha appena ricordato la fatidica data di oggi, venerdì 13, non c’è davvero motivo di inquietarsi, né più né meno che in qualunque altro giorno della settimana o del mese. A meno che non siate superstiziosi… poiché, a quanto pare, niente porta più sfortuna che l’esserlo.

Sia il venerdì che il 13 come numero in sé trovano da sempre radicate tradizioni, non solo in Occidente, che li considerano come fattori negativi o infausti. Il più evidente simbolismo, almeno per la nostra cultura, si trova nel novero dei commensali dell’Ultima Cena, con il tredicesimo del presenti, Giuda, che si rende traditore di Gesù, il quale proprio di venerdì muore sulla croce.
Sono poi sufficienti poche coincidenze storiche perché la combinazione della data assuma o confermi l’oscura suggestione della propria fama. Per esempio, pare cadesse proprio di venerdì quel 13 di ottobre del 1307 in cui re Filippo il Bello fece arrestare tutti i Templari sul territorio francese, confiscando i loro beni e consegnandoli all'Inquisizione.

Se il numero 12 viene generalmente considerato come rappresentativo di un ciclo concluso (dodici i mesi, dodici i segni zodiacali, e via elencando), il 13 vi aggiunge una sorta di unità perturbante, estranea e complementare a un tempo, così che il tredicesimo elemento si presenta come trasgressione, antitesi o minaccia di un sistema altrimenti ideale.
Secondo un racconto del mito nordico, in una tarda versione apocrifa fortemente influenzata dal Cristianesimo, il malvagio Loki si unisce come tredicesimo convitato a un banchetto divino, e a causa delle sue macchinazioni ha luogo la morte del luminoso dio Balder.
Il 13 ricorre nel calendario delle antiche società matriarcali, basato su un ciclo lunare in 13 mesi di 28 giorni, in contrapposizione all’anno solare della successiva e dominante civiltà maschile. I filosofi greci definivano il 13 un “numero imperfetto”, mentre persino nella tradizione Induista un raduno di 13 persone nello stesso luogo era considerato di cattivo auspicio.
L’usanza di escludere tale cifra dall’uso quotidiano, specialmente diffusa in America, sembra risalire sino al XVII secolo, ignorando il 13 nella numerazione delle stanze d’albergo, dei piani di certi moderni palazzi, dei tavoli nei locali pubblici e in ogni altro utilizzo comune… Esempi che potrebbero proseguire fino all’ossessione, trasformandosi in una vera e propria fobia patologia come la triscaidecafobia, ovvero la paura del numero 13.

Altrettanto antica la fama del dì solitamente indicato come il meno propizio della settimana, celebrato pure in un proverbio che lo indica come il più inadatto, insieme al martedì, per sposarsi, partire, o “dar principio all’arte”.
Se già si è accennato alla Crocifissione, nella tradizione biblica il venerdì è anche il giorno della tentazione di Adamo ed Eva, dell’inizio del Diluvio Universale e della distruzione del Tempio di Salomone. Nella Roma pagana il sesto settimanale rappresentava il giorno delle esecuzioni, come più tardi in Inghilterra per l’impiccagione dei condannati. Nel Nord Europa, il venerdì è il giorno dedicato alla dea Freya (friday in inglese, freitag in tedesco), che se può coincidere nel dies Veneris con la figura di Venere, possiede rispetto alla divinità greco-romana l’ulteriore caratteristica di essere protettrice delle arti magiche, e per estensione del culto delle streghe.

Ulteriore spinta alla contemporanea diffusione di leggende e pregiudizi sulla sventura di questa particolare giornata, tanto da renderla leggenda comune a tutto il mondo, si deve in buona misura al ciclo cinematografico di Venerdì 13, inaugurato dal primo Friday the 13th di Sean S. Cunningham nel 1980, film che ha consacrato la sinistra maschera di Jason Voorhees ad autentica icona del genere horror.

Sicuri dunque di non credere assolutamente in certe cose? Per concludere con una frase do Umberto Eco: "Essere superstiziosi è da ignoranti, non esserlo porta male".

giovedì 12 giugno 2008

Rivendicazioni Penali


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Io, IL PENE, rivendico un congruo adeguamento economico e normativo per le seguenti motivazioni:
* lavoro impegnandomi fisicamente,
* lavoro in profondità,
* lavoro in un posto molto umido,
* lavoro in ambiente buio e senza aria condizionata,
* lavoro ad alte temperature,
* lavoro a rischio di malattie infettive,
* lavoro con la "testa",
* lavoro soprattutto di notte, senza il pagamento degli straordinari,
* lavoro anche nel week-end, senza il pagamento degli straordinari e riposo compensativo.

REPLICA DELLA DELEGAZIONE AZIENDALE

L'AZIENDA non riconosce la validità delle richieste formulate poiché, da una serie di rilevazioni derivanti dal controllo di gestione, risulta che il succitato PENE:
1. non lavora per otto ore consecutive e, comunque, MAI quanto sarebbe opportuno,
2. si addormenta spesso sul posto di lavoro dopo una breve attività lavorativa,
3. riposa molto tra un lavoro e l'altro,
4. non mantiene il posto di lavoro pulito al termine della sua attività
5. non ha iniziativa, per farlo lavorare seriamente è necessario stimolarlo,
6. difficilmente accetta di svolgere un secondo turno consecutivo,
7. a volte lascia il posto di lavoro prima di aver concluso la sua attività,
8. non sempre obbedisce alle esigenze dei superiori,
9. non sempre è fedele al suo posto di lavoro ma, a volte, svolge intensa attività con la concorrenza,
10. INOLTRE, lo si vede entrare ed uscire continuamente dal suo posto di lavoro trascinando due borse sospette.

martedì 10 giugno 2008

C’era una volta la P2. Ma c’è ancora...


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La storia comincia il 12 marzo 1981 quando Giuliano Turone, giudice istruttore di Milano, ordina la perquisizione di villa Wanda e degli uffici di Licio Gelli, attorno ad Arezzo, Castiglion Fibocchi. Gelli è l'eminenza grigia di tanti affari, banche e giornali: venerabile della loggia massonica Propaganda 2, è sospettato di reati che lo associano al finanziere della mafia Michele Sindona (avvelenato in carcere) a Joseph Macaluso e John Gambino, boss italo-americani. Frugando i suoi cassetti, due giovani magistrati (con Turone c’è Gherardo Colombo) aprono un vaso di Pandora e sbalordiscono scoprendo nomi entrati nella storia che si vorrebbe dimenticare. Politici, giornalisti, generali, magistrati e imprenditori affiliati segretamente ai cappucci segreti di Gelli. Colombo e Turone portano i documenti a Forlani, presidente del consiglio del tempo: imbarazzatissimo. Troppi amici galleggiano nella lista dei misteriosi. Per due mesi non la rende pubblica, ma Colombo e Turone insistono. Alla fine tutti sanno. Il governo cade, l’Italia entra in burrasca.

Trentacinque anni dopo dovrebbe essere una storia inquadrata nel passato, ormai innocua, eppure la si nasconde: come mai?

Risponde Sergio Flamigni, parlamentare Pci per cinque legislature. Ha fatto parte delle commissioni speciali bicamerali antimafia, caso Moro e Loggia massonica P2. Uscito dal Parlamento, non ha smesso di scavare mettendo assieme un archivio di documenti di un interesse storico che il ministero dei beni culturali ha sottoposto ai vincoli di legge riconoscendone l’eccezionalità. Flamigni ha trascritto in tanti libri ricostruzioni e rivelazioni: dalla Tela del ragno - il delitto Moro a Trame Atlantiche (sempre edizioni Kaos) in cui racconta personaggi e avvenimenti della loggia di Gelli. È il manuale più serio e consultato da chi vuol capire cos’è stata la P2.

Cosa è rimasto della loggia di Gelli nella politica italiana dei nostri giorni ?
«Tante cose, a partire dal presidente del Consiglio e candidato premier per il centrodestra, Silvio Berlusconi, affiliato alla Loggia di Gelli nel gennaio 1978: tutt'ora ne incarna la continuità politica e ideologica. Gelli sosteneva che: “Il vero potere risiede nelle mani di chi ha in mano i mass media”, filosofia che guida Berlusconi sia nella prima fase della P2, periodo golpista e stragista: i progetti eversivi stabilivano che televisione, radio e giornali erano i primi obiettivi da occupare militarmente. Ma la fedeltà di Berlusconi continua nel secondo momento (il cosiddetto Piano di Rinascita), il cui impegno è la conquista dei media. Per realizzarlo, la rete affaristica della Loggia segreta si è avventurata in finanziamenti occulti, infiltrazione e corruzione interne al sistema politico ed economico venute a galla nelle istruttorie sulla bancarotta dell’Ambrosiano e l’uccisione di Roberto Calvi sotto un ponte di Londra. La scoperta della loggia segreta interrompe il controllo piduista sul più importante gruppo editoriale italiano (Rizzoli-Corriere della sera), bloccando la grande manovra delle concentrazione di testate giornalistiche, eppure non frena altri obiettivi della P2, soprattutto il controllo delle Tv. Berlusconi ha avuto mano libera grazie a finanziamenti svizzeri di provenienza incerta, senza contare il sostegno dei banchieri fratelli P2, che ne hanno accompagnato le ambizioni con “appoggi e prestiti al di là di ogni merito creditizio”. E non si può dimenticare la spalla politica del craxismo... Anche dopo lo scioglimento della Loggia P2, il Cavaliere ha continuato ad inseguire gli obiettivi del Piano di Rinascita mettendo in pratica il credo di Gelli: vince chi possiede e domina i media. Non a caso “Gelli era molto amico di Berlusconi” come ha testimoniato davanti alla Commissione parlamentare, il direttore generale della Rizzoli, Tassan Din anche lui P2. Non è ancora un caso che negli elenchi di Castiglion Fibocchi, fra gli iscritti alla Loggia segreta si scoprono editori, tra i quali Berlusconi, 8 direttori di giornale, 7 firme della Rai-Tv, 22 tra giornalisti e pubblicisti. Berlusconi occupa un posto importante: è il terzo in ordine gerarchico nel gruppo “Informazione e mezzi di comunicazione di massa”. Viene dopo Fabrizio Trifone Trecca (grande reclutatore di piduisti e braccio organizzativo di Gelli), segue il direttore del Corriere della Sera Franco Di Bella, precede giornalisti ed esperti Tv in un elenco nel quale figurano ufficiali superiori della marina militare con incarichi nei servizi segreti; serviva un altro tipo di informazioni. Una certa parte dei piduisti sopravvissuti ancora prospera nell’apparato informativo di Berlusconi o in Forza Italia o nel sistema politico del centrodestra. La solidarietà P2 non si è sciolta. Per esempio, Roberto Gervaso. Ha presentato Berlusconi a Gelli diventando biografo adulatore di entrambi, tiene la rubrica “Peste e corna” a Rete 4, stessa rete per la quale lavora l'ex capo gruppo Fabrizio Trecca, medico personale di Gelli e titolare della trasmissione “Vivere bene”. Certi giornalisti continuano a dirigere riviste, o collaborano al Foglio, al Giornale, a Panorama, sempre proprietà Berlusconi. C’è chi appare alla Rai con la continuità di un buon contratto. È solo un caso - immagino - ma anche Claudio Lanti, direttore di “Velina Azzurra”, periodico interno di Forza Italia, figurava nell’elenco P2. Non parliamo dei politici: l’on. Fabrizio Cicchitto, reclutato da Trifone Trecca mentre era deputato della sinistra socialista, è diventato uno dei pilastri di Forza Italia. Gustavo Selva, giornalista della destra Dc, direttore del GR2, oggi deputato di Alleanza Nazionale e presidente della Commissione esteri della Camera. Publio Fiori, democristiano in era piduista, è vice presidente della Camera, eletto nelle liste di Alleanza Nazionale, ministro nel governo Berlusconi Uno. Da non dimenticare l’aspirante piduista Antonio Martino, difensore della segretezza delle Logge coperte della massoneria, ministro degli esteri nel governo Berlusconi Uno e ministro della Difesa nel Berlusconi di questa legislatura. Aspirante piduista perché nelle carte sequestrate a Gelli è stata trovata solo la domanda di affiliazione alla Loggia. Forse Colombo e Turone sono arrivati prima, forse non ha fatto a tempo a giurare fedeltà... ».

Come mai Gelli ha scelto certe persone e non altre?
«La P2 voleva riscrivere la costituzione in senso autoritario per impedire alla sinistra e al Pci la possibilità di andare al governo. Lo ha impedito con la strategia della tensione dando particolare importanza al reclutamento di uomini delle forze armate e della destra intransigente. Nella seconda fase, dopo la vittoria della sinistra nelle amministrative del 1975, la loggia cambia strategia: manovre più sofisticate con alla base un disegno politico. Per favorire la revisione costituzionale, la P2 infiltra o recluta protagonisti nei media, nei partiti, nei sindacati, negli apparati dello Stato in modo da influenzare e controllare le istituzioni. Il piano prevedeva capitali per corrompere e provocare la scissione sindacale, favorire gli affiliati all’interno dei partiti di governo e rompere l’unità della magistratura. Obiettivo, sopprimerne l’autonomia sottoponendo i pubblici ministeri all’autorità politica. Prevista anche l’abolizione dello statuto dei diritti dei lavoratori. Propositi di ieri, propositi che oggi non sembrano tanto cambiati. Il Piano Rinascita di Gelli punta su giornali e Tv. Prevede la dissoluzione del monopolio dello Stato e una potente Tv privata “in modo da controllare la pubblica opinione nel vivo del Paese”. Berlusconi viene scelto in quanto proprietario di “Telemilano 58” ritenuta accettabile base di partenza, ma nella scelta potrebbe essere stato determinante il fatto che il suo patrimonio aveva per baricentro la Svizzera, quindi protetto dalla segretezza. Nell’autunno 1979, momento di massimo potere della Loggia segreta in quanto dopo l’uccisione di Moro è finita la politica di solidarietà nazionale, “Telemilano 58” diventa “Canale 5”. Curiosamente Berlusconi realizza ciò che annuncia il Piano di Rinascita, vale a dire “una catena di Tv locali coordinate da un’agenzia centrale”. Proprio il profilo della sua nuova Tv commerciale. Contemporaneamente nasce Publitalia ‘80, agenzia pubblicitaria. Ha per consigliere delegato Marcello Dell’Utri, legatissimo a Berlusconi, buoni rapporti con protagonisti mafiosi come si scopre più tardi nei processi».

Berlusconi nega di aver partecipato attivamente alla P2. Dice di essersi iscritto solo per dare una mano a Gervaso, amico in difficoltà. È così?
«Non è credibile. Quasi tutti gli iscritti alla P2 negano o tentano di nascondere il loro ruolo nella Loggia, comportamento che deriva dal rispetto per il giuramento alla segretezza di ogni piduista. Berlusconi ha dichiarato davanti al giudice: “Non ho mai versato contributi”, ma la Guardia di Finanza ha sottolineato la piena corrispondenza tra la quota di 100mila lire indicata negli elenchi di Castiglion Fibocchi e il relativo versamento sul conto del Venerabile presso la Banca dell’Etruria. Berlusconi ha anche testimoniato: “Non vi fu cerimonia di iniziazione; non ho avuto alcun rapporto con altri affiliati, né ho partecipato a riunioni”. Ancora bugie. Nell’archivio uruguaiano del Venerabile, un documento ricorda l’affiliazione di Berlusconi con la scritta “Juramento Firmado”, ha firmato il giuramento. Lo stesso Gelli, anni dopo, ammette: “Berlusconi è stato normalmente iniziato a Roma. Credo presentato dal professor Fabrizio Trecca. Assistevano il Gran Maestro Giordano Gamberoni, per il Grande Oriente d’Italia, e il direttore delle Partecipazioni Statali, Giovanni Fanelli”».

Ma il Cavaliere ha querelato chi raccontava queste cose...
«È successo dopo la pubblicazione del libro “Berlusconi inchiesta sul signor Tv” (Kaos edizioni). Denuncia gli autori Giovanni Ruggeri e Mario Guarino e i giornalisti che hanno usato le notizie del volume. Primo quotidiano ad essere preso di mira, l'Unità. Berlusconi se la prende anche con La Notte, ma perde la causa perché il tribunale sentenzia il non doversi procedere. I giornalisti avevano solo raccontato la verità e il Cavaliere viene condannato a liquidare le spese processuali. Ci ripensa, e il 20 novembre 1989 ritira la denuncia contro l’Unità: naturalmente paga. Resta in piedi un altro processo, sempre per querela di Berlusconi per l’intervista di Ruggeri e Guarino al settimanale Epoca. Al Tribunale di Verona, sotto giuramento, il Cavaliere racconta cose false sulla sua iscrizione e partecipazione alla loggia P2. Il caso finisce davanti alla Corte d’Appello di Venezia la quale definitivamente lo sbugiarda: il 23 ottobre ’90 sentenzia che Berlusconi “è riconosciuto colpevole del reato di falsa testimonianza”. Poi interviene un’amnistia... Ruggeri e Guarino vengono assolti con formula piena».

Questo governo ha realizzato programmi previsti dalla P2?
«Non vi sono programmi della P2 compiutamente realizzati. Esistono provvedimenti e leggi che contengono elementi pericolosi del programma P2. Sono passati trenta anni dal cosiddetto “Piano di rinascita” e la politica piduista non può non avere subito evoluzioni, adattandosi alla nuova realtà. L’elemento più inquietante è contenuto nella legge di revisione della Costituzione: rompe l’equilibrio tra i poteri dello Stato, riduce la sovranità del Parlamento, concede spazi all’autoritarismo come era nella filosofia della P2. È la strada tracciata da Gelli. Altro provvedimento negativo, dal forte profumo piduista, è la legge sull’ordinamento giudiziario per la riduzione dell’autonomia della magistratura. Ma la vera essenza della P2 resta rappresentata dal dominio dei mass media. È il capitolo piduista in gran parte realizzato: potere televisivo del Cavaliere consolidato dalla legge Gasparri. Nel berlusconismo è poi rimasta una certa cultura affaristica e della corruzione, anima della P2: si perpetua nelle pratiche di governo con il conflitto di interessi e leggi ad personam».

Gelli, maestro venerabile, potrebbe sopportare la par condicio?
«Nemmeno per sogno. È una legge che si contrappone al predominio piduista. Non a caso Berlusconi l’ha definita liberticida. I richiami del Presidente Ciampi dimostrano quanto sia importante stabilire condizioni di parità nell’uso della Tv. Tutto ciò che Gelli combatteva».

Rivelazione


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La Gregoraci lo ama per quello che è.
Ricco.

George Carlin - Salvare il mondo


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Ecco un'altro video di George Carlin.
Tema di questo monologo: nonostante l'inquinamento, le catastrofi,la deforestazione, ecc, il mondo riuscirà a salvarsi?
Risposta come sempre non banale, del geniale comico statunitense.



Foto della settimana - Malore Presidenziale


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“Pagare meno tasse ma pagare tutti”.
Silvio, non dire bugie a cui non credi nemmeno tu.
Un giorno ti verrà un malore per tutte le stronzate che dici.

venerdì 6 giugno 2008

Riflessioni sulla travagliata storia della razionalità


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Riporto un brano di Carlo Bernardini, tratto dall'UAAR.

La storia dell’idea di dio è probabilmente la più banale dell’evoluzione della cultura umana. I limiti della percezione sensoriale, combinati con l’occasionalità degli eventi naturali (la morte, il buio, l’instabilità meteorologica, i terremoti e le eruzioni vulcaniche, i fulmini, ecc.) spingono verso la suggestione di un mistero che, essendo extrasensoriale, non ha dimensioni valutabili e, perciò, subisce un processo spontaneo di limite ad infinitum o, comunque, a qualcosa di sovrumano e invincibile che, per antropomorfizzazione istintiva, si spera sia possibile coinvolgere a proprio favore. Dalla primitiva immagine di un dio-motore degli eventi, che si potrebbe addirittura annoverare tra le rappresentazioni scientifiche congetturali (“teorie”) della realtà naturale, si passa all’immagine di un dio-decisore che avrebbe il potere di controllo volontario dei fenomeni e quindi di ogni componente della realtà, umani inclusi: e si passa alla rappresentazione politica della possibile trattativa con lui; nella sua eccezionalità, questa trattativa prende il nome di religione. All’inizio, un ingenuo politeismo segue la molteplicità degli eventi con una molteplicità più o meno specializzata di divinità preposte alle varie circostanze. Ma poi, i burocrati che amministrano il soprannaturale optano per un monoteismo che affida loro l’azione terrena di potere, la riscossione di tributi, la scelta dei rappresentanti e ogni facoltà di giudizio. Nasce il clero monoteista, una struttura sociale organizzata per essere in grado di condizionare con una dottrina codificata i comportamenti umani (i “sacerdoti” delle credenze pagane avevano funzioni molto meno ambiziose di quelle del clero monoteista). Sotto la pesante vigilanza del clero nascono sia, da un lato, le milizie fondamentaliste, sostanzialmente ubbidienti seguaci e spesso delatori che esigono l’osservanza dei dogmi, sia quelle forme di resistenza che propriamente verranno chiamate anticlericalismo.

Ancora oggi, molti millenni dopo la nascita di questa deformazione sociale ormai ereditaria, la cultura umana accetterà supinamente la pretesa di una tradizione ingenua ma maggioritaria di relegare l’anticlericalismo tra le manifestazioni disdicevolmente abnormi e il fondamentalismo solo tra i comprensibili eccessi di devozione e obbedienza. Il fondamentalismo sarà particolarmente acuto tra le popolazioni deliberatamente meno acculturate (tra le quali si verificheranno fenomeni di follia violenta come quello dei “kamikaze” suicidi o della schiavizzazione delle donne); mentre l’anticlericalismo sarà perseguibile nei Paesi meno sviluppati e, in quelli più sviluppati, sarà stigmatizzato come segno di arretratezza intellettuale. Dovunque si diffonderanno insegne, divise, simboli, elementi del linguaggio comune, testi e perfino sentimenti che riproporranno capillarmente il problema del rapporto politico con l’idea di dio secondo la concezione dei suoi amministratori locali. L’affermazione della democrazia, della scienza e del libertinismo filosofico moderno dovrà combattere contro un indottrinamento diffuso precocemente (su minori non in grado di intendere e di volere) a cui è insopportabile ogni forma di autonomia del pensiero, dunque ogni logica; le libertà civili dovranno fare compromessi che, anche dove non divengono concordati, dovranno scendere a patti con un sentimento religioso a carattere epidemico contratto già nella prima infanzia e privo di antidoti1.

Alcuni casi d’immunità da questa epidemia serviranno al più a disquisire a vuoto sulle semantiche dell’ateismo, dell’agnosticismo, del laicismo, che accompagneranno il ben più concreto anticlericalismo ormai ridotto a obiettivo desueto. Il potere religioso, detto con astuta suggestione “spirituale”, vincerà su tutta la linea le sue battaglie regionali e produrrà enormi eccidi interregionali. L’unico terreno in cui resteranno spiragli di possibili riflessioni razionali sarà l’antico interrogativo sulla stranezza del carattere locale dei culti, incompatibile con i monoteismi universali, generato dalla scostumata impertinenza del cuius regio, eius religio. Perché Elhoim diventerà Allah e, dopo un banale sdoppiamento verbale, incomincerà a litigare con se stesso? Nessuno degli amministratori religiosi lo spiega.

Ed ecco che, circa duemila anni fa, un genio leggendario, Gesù di Nazareth, sembra capire che, in questo stato di cose, è sempre la “forza fisica” a prevalere, molta gente debole soccombe e il potere oligarchico del clero, al pari di quello del monarca e delle sue truppe, procura a sé vantaggi a prezzo di sofferenze popolari enormi. È una delle prime volte in cui fa la sua comparsa il popolo (se si tralasciano fatti minori come l’apologo di Menenio Agrippa e l’istituzione dei tribuni della plebe). Gesù, in qualche modo, si preoccupa di organizzare una resistenza pacifica ma severa, rendendosi però conto, probabilmente con convinzione, del fatto che la primitiva idea di un dio è irrinunciabile per ottenere il consenso; infatti, dio è una scorciatoia formidabile per garantirsi la piena autorevolezza di fronte alle masse a cui si fanno promesse. Ovvio che Gesù appaia un pericoloso sovversivo sia al clero sia alla potenza occupante: il pericoloso anticlericale (l’aggettivo è più che calzante) fa la fine che sappiamo e, forse suo malgrado, genera però un clero nuovo di zecca al posto di quello degli ebrei, che punta astutamente su Roma, il centro politicamente più importante dell’epoca. C’è chi si adopera per produrre nuovi libri sacri, c’è chi edifica una sede, c’è chi si preoccupa della diffusione e chi dell’amministrazione; c’è anche chi organizza la più remunerativa truffa di tutti i tempi, la “Donazione di Costantino” con cui la “roba” passa saldamente nelle mani di una potentissima oligarchia: nasce la chiesa con i suoi distaccamenti, i suoi presìdi e i suoi ispettori/piazzisti, la curia, le parrocchie, la predicazione; nascono gli strumenti di controllo capillare, la confessione, il battesimo, i sacramenti, il catechismo, l’obbligo di presenza. Il controllo diviene trasparente: i divieti colpiscono le fonti di piacere: il sesso, la gola; gli elogi premiano ciò che spiace: la redenzione premia il dolore, la salvezza eterna premia la castità.

Cambiano così le virtù, si convertono le recriminazioni in preghiere, si raccolgono oboli e lasciti, si legittimano i monarchi (ma si chiudono spesso gli occhi su chi ruba allo Stato, pratica che durerà nei secoli) ottenendone in cambio gratitudine, si benedicono gli eserciti, si occupano posti a lato di potenti, si cerca di sostituire il peccato al delitto, si indottrinano i minori, ecc. In questa marcia al potere che si disaccoppia dalle vicende umane regionali, Maometto si radica ben più intransigentemente del cristianesimo, facendo persino finta d’essere più tollerante. Lontano da lì, più tardi, sia Gotamo Buddha sia Confucio stanno politicizzando a loro modo l’idea religiosa con propositi non dissimili da quelli di Gesù, ma forse più diplomatici con i poteri autocratici: probabilmente, le loro idee appaiono più filosofie che culti anche se, poi, i loro seguaci ne preciseranno la funzione sociale secondo convenienza.

ATWA


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Atwa: Air, trees, water and air.
Atwa is All That We Are.



Hey you, see me, pictures crazy
All the world I've seen before me passing by
I've got nothing, to gain, to lose
All the world I've seen before me passing by
You don't care about how I feel
I don't feel it any more
You don't care about how I feel
I don't feel it any more
You don't care about how I feel
I don't feel it any more
You don't care about how I feel
I don't feel it any more
Hey you, are me, not so pretty
All the world I've seen before me passing by
Silent my voice, I've got no choice
All the world I've seen before me passing by
You don't cae about how I feel
I don't feel it any more
You don't care about how I feel
I don't feel it any more
You don't care about how I feel
I don't feel it any more
You don't care about how I feel
I don't feel it any more
I don't see, anymore
I don't hear, anymore
I don't speak, anymore
I don't feel
Hey you, see me, pictures crazy
All the world I've seen before me passing by
I've got nothing, to gain, to lose
All the world I've seen before me passing by
You don't care about how I feel
I don't feel it any more
You don't care about how I feel
I don't feel it any more
You don't care about how I feel
I don't feel it any more
You don't care about how I feel
I don't feel it any more
I don't sleep, anymore
I don't eat, anymore
I don't live, anymore
I don't feel

(System of a Down)

giovedì 5 giugno 2008

Vi faccio vedere come muore un Fiat Punto


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Non c'è più. E' passata a miglior vita. Ci ha lasciati.
Ditelo come diavolo volete, ma è morta.
Non correrà più felice per le praterie, non ci farà più scherzi. Niente.
E' stata una decisione meditata, ponderata, sofferta. Ma alla fine abbiamo preso la decisione migliore per lei: l'abbiamo abbattuta.

Sembrava una giornata come tutte le altre. Stavamo facendo una rotonda quando ad un certo punto sentiamo un botto, come se qualcosa si fosse staccato. Scendiamo dalla macchina e vediamo il disastro: la ruota anteriore destra uscita quasi totalmente dal semi-asse. Come un eroe, cerca fino all'ultimo momento di resistere, ma oramai il destino aveva deciso per lei.

E' morta come gli eroi, dicevo. Sul campo di battaglia, resistente fino all'ultimo sospiro.
Testarda e orgogliosa fino al punto di non ritorno.
E' proprio per questa ragione che non la dimenticherò mai, che la porterò per sempre nel cuore.

Aveva uno strano sorriso mentre la portavamo allo sfascia carrozze, come quelle bestie consapevoli di avvicinarsi alla fine, ma che rimangono calme e coscienti fino all'ultimo momento.
Mentre ero lì, che la guardavo, si accavallavano i ricordi: la prima volta che l'avevo vista, il primo pieno, il primo incidente, la prima volta dentro cui avevo fatto l'amore.
Tutti quei baci e quei momenti a cui aveva potuto assistere come spettatrice speciale; tutti quei discorsi, e quelle battute, e quelle verità, e quelle confessioni, che aveva potuto ascoltare, in tutto quel tempo.

Il 19 Maggio avevamo festeggiato l'anniversario. La conoscevo come un'amica, oramai.
Un'amica più grande, una che ne ha viste tante dall'alto dei suoi 122.640 Km.
Con lei io ne ho trascorsi "solo" 13.640, ma è come se fossero stati un milione.
L'unico rimpianto, è quello di non averti mai dato un nome; per me resterai per sempre La Mia Macchina.


Noam Chosky - La fabbrica del consenso


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"Il postulato democratico è che i media sono indipendenti e hanno il compito di scoprire e di riferire la verità, non già di presentare il mondo come i potenti desiderano che venga percepito.

I responsabili dei media affermano che le loro scelte sul terreno dell'informazione sono frutto di criteri imparziali, professionisti e oggettivi e sono confortati in questa loro pretesa dalla comunità intellettuale. Ma se i potenti sono in grado di fissare le premesse del discorso, di decidere che cosa la popolazione in generale deve poter vedere, sentire e meditare, e di "dirigere" l'opinione pubblica medianti regolari campagne di propaganda, il modello tipico di come il sistema deve funzionare è in netto contrasto con la realtà."

"I mass media come sistema assolvono la funzione di comunicare messaggi e simboli alla popolazione. Il loro compito è di divertire, intrattenere e informare, ma nel contempo di inculcare negli individui valori, credenze e codici di comportamento atti a integrarli nelle strutture istituzionali della società di cui fanno parte. In un mondo caratterizzato dalla concentrazione della ricchezza e da forti conflitti di classe, per conseguire questo obbiettivo occorre una propaganda sistematica. Nei paesi in cui le leve del potere sono nelle mani di una burocrazia statale, il controllo monopolistico dei mass media, spesso integrato da una censura ufficiale, attesta in modo trasparente che essi servono i fini di un'elite dominante. "

Noam Chosky, prefazione de La Fabbrica del Consenso


Il modello di propaganda è una teoria avanzata da Edward S. Herman e Noam Chomsky per la prima volta nel libro "La fabbrica del consenso", che tenta di spiegare la presunta distorsione dei mass media in termini di cause economiche strutturali.

La teoria vede i media come delle imprese che vendono un prodotto — lettori e pubblico piuttosto che notizie — ad altre imprese (gli inserzionisti pubblicitari). La teoria postula cinque "filtri" che determinano il tipo di notizie che vengono alla fine pubblicate, e che sono:

1. la proprietà
2. gli introiti (funding)
3. le fonti di notizie (sourcing)
4. la reazione negativa (flak)
5. l'ideologia (quella prima anticomunista e poi antiterrorista nel caso dei media americani).

La proprietà

Herman e Chomsky sostengono che siccome tutti i media dominanti sono grandi corporation che fanno a loro volta parte di conglomerati (conglomerates) più grandi, come Westinghouse o General Electric, che si estendono oltre i settori tradizionali dei media. Queste aziende hanno forti interessi che potrebbero venire influenzati sfavorevolmente se alcune informazioni venissero divulgate. Secondo questo ragionamento, c'è da aspettarsi che le notizie che vanno in conflitto con gli interessi di coloro che posseggono il mezzo di comunicazione, vengano distorte.
Le informazioni dunque non sono un flusso continuo e libero, ma vengono innanzitutto filtrate dal conflitto di interessi delle imprese che hanno il compito di divulgarle.

Chosky ed Herman sostengono che l'importanza del filtro proprietà è dovuta al fatto che le corporazioni sono soggette al controllo degli azionisti nel contesto di una economia di mercato orientata al profitto.
Da ciò segue che nei casi in cui massimizzare il profitto significhi sacrificare l'obiettività delle notizie, le notizie che alla fine verranno pubblicate saranno fondamentalmente distorte, qualora su queste i manager avessero un conflitto di interessi.

Osserva Herman, intervistato da David Ross:
Ne “La fabbrica del consenso”, originariamente pubblicato nel 1988 ma rivisto nel 2002, mettiamo in evidenza gli interessi di coloro che controllano 25 delle più grosse corporazioni mediatiche. In mezzo alla tabella c’è il New York Times, proprietà della famiglia Sulzberger. Al tempo, le loro azioni valevano mezzo miliardo di dollari. Adesso valgono probabilmente intorno a 1,2 miliardi di dollari. Stiamo parlando perciò di persone molto ricche facenti parte dell’establishment corporativo. L’idea secondo cui queste persone lascerebbero che i propri strumenti facciano qualcosa che potrebbe risultare contrario agli interessi della comunità corporativa è senza senso.
Gli introiti

Gli autori sostengono anche che i media di maggiore diffusione dipendono pesantemente dagli introiti pubblicitari per sopravvivere. Un giornale come il New York Times, per esempio, deriva il 75% dei suoi ricavi dalla pubblicità. I giornali in generale ricevono in media il 70 percento dei loro introiti dalla pubblicità, la televisione il 95%. Tutte le stazioni televisive e tutti i network hanno persone che vanno in giro per cercare di vendere i loro programmi alle aziende. Le devono convincere dei meriti dei programmi in cui le aziende vogliono reclamizzare.

Gli autori suggeriscono che questo filtro si capisca meglio collocandolo in un tradizionale contesto di business. Sostengono che un giornale, come qualunque altra azienda, ha un prodotto che offre al suo pubblico (o clientela). In questo caso, tuttavia, il prodotto è composto dai lettori ricchi (affluent) che comprano il giornale — consistenti anche nel settore istruito della popolazione che ha potere decisionale — mentre i clienti comprendono le imprese che pagano per reclamizzare i loro prodotti. Secondo questo "filtro", le notizie stesse non sono nient'altro che un "riempitivo" per far sì che lettori privilegiati vedano le pubblicità che costituiscono il vero contenuto, e che quindi avrà la forma che più si adatta ad attrarre popolazione istruita con potere decisionale. Le storie che vadano in conflitto col loro "carattere di acquirenti" , si sostiene, tenderanno ad essere marginalizzate o escluse, come anche informazioni che presentino una visione del mondo contrastante con gli interessi dei pubblicitari.

Le fonti di notizie

Il terzo filtro sostiene che i mass media hanno bisogno di un flusso costante di informazioni per soddisfare la loro richiesta giornaliera di notizie. In un'economia industrializzata, dove i consumatori richiedono informazioni su molteplici eventi globali, essi sostengono che questo compito può essere assolto solo dai settori finanziari e del governo, che possiedono le necessarie risorse materiali. Chomsky e Herman sostengono quindi che tra i media e le parti del governo sorge una "relazione simbiotica", sostenuta da necessità economiche e reciprocità di interessi. D'altra parte i media diventano riluttanti a pubblicare articoli che potrebbero danneggiare gli interessi corporativi che forniscono loro le risorse dalle quali dipendono. "È molto difficile dare del bugiardo alle autorità da cui si dipende, anche se mentono spudoratamente. (p. 22)"

La risposta negativa

Il termine "flak" (fuoco contraereo) è stato usato dagli autori per definire quegli sforzi mirati a screditare organizzazioni e individui che siano in disaccordo (o sollevino dubbi) con le assunzioni prevalenti, favorevoli al potere costituito. Mentre i primi tre fattori "filtranti" sono una conseguenza dei meccanismi del mercato, il flak è caratterizzato da sforzi concertati ed intenzionali per gestire l'informazione pubblica.

L'ideologia

I sostenitori del modello di propaganda di Chomsky e Herman sostengono che, con la disgregazione dell'Unione Sovietica, si sia necessariamente persa l'enfasi principale del "sistema propagandistico", in questo caso l'anticomunismo, ed abbia bisogno di un sostituto. Chomsky e Herman sostengono che un possibile sostituto per l'ideologia centrale dell'anticomunismo sembra essere emerso nella forma di "anti-terrorismo", dove "terrorismo" viene grossolanamente definito come qualsiasi opposizione alla politica estera degli Stati Uniti.

Sintesi


Gli autori riassumono quindi così la loro teoria: "Un modello di propaganda plausibile può basarsi inizialmente su assunzioni guidate su un mercato libero non particolarmente controverse. Essenzialmente, i media privati sono grosse aziende che vendono un prodotto (lettori e spettatori) ad altre imprese (i pubblicitari). I media nazionali tipicamente hanno come target e servono le opinioni d'élite, gruppi che, da una parte forniscono un "profilo" ottimale per gli scopi dei pubblicitari, e dall'altra prendono parte al processo decisionale della sfera pubblica e privata. I media nazionali non riuscirebbero ad andare incontro ai bisogni del loro pubblico elitario se non presentassero un ritratto tollerabilmente realistico del mondo. Ma il loro "scopo societario" richiede anche che i media riflettano gli interessi e le preoccupazioni dei venditori, dei compratori, e delle istituzioni governative e private dominate da questi gruppi (p. 303)."

Le informazioni che riceviamo formano la realtà.
La realtà, la nozione di mondo che conosciamo non è nient'altro che quella che ci viene mostrata.
Il controllo dei mass media, permette il controllo dell'informazione.
Il controllo dell'informazione permette il controllo della realtà.
Gia Orwell, nel lontano 1948, scriveva: "Chi controlla il presente controlla il passato. Chi controlla il passato, controlla il futuro."

Insieme a Noam Chomsky ha inizio il mio viaggio all'interno dei mass media, del'informazione, del controllo mediatico. Un viaggio che si propone di studiare e spiegare, grazie agli scritti e alle idee dei più grandi luminari della storia, l'intricato quanto semplice legame tra informazione, politica, economia e dunque, in ultima analisi, controllo.

Informazioni tratte da Wikipedia.

mercoledì 4 giugno 2008

Foto della settimana - Crisi alimentare


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I biocarburanti stanno togliendo sempre più spazio all'agricoltura.
Il prezzo del grano sta salendo a ritmi insostenibili, e trascina con sè nel vortice tutti i generi alimentari. La situazione deve essere veramente grave se è addirittura in corso un assemblea mondiale della FAO, l'organismo per l'agricoltura mondiale.

Incredibile a quanta gente interessi che il prezzo dei panini del McDonalds sia aumentato, vero?F

Il cristo giallo


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Adoro questo dipinto. Non per la sua aura religiosa. Sono troppo ateo, perchè un Cristo mi faccia esclamare adorazione. Adoro questo quadro perchè è un capolavoro, un pezzo di tela su cui un genio ha mostrato alla storia fin dove può arrivare l'umana creatività.

Gauguin è un genio. Un fottutissimo, grande genio. Un'artista totale, un uomo che ha capito qualcosa della vita che molte persone non solo non capiranno mai, ma non potrebbero capire nemmeno se gli venissero spiegate.

Quel giallo è una carezza sugli occhi. Come se Gauguin avesse pitturato il quadro direttamente sui nostri occhi, accarezzandoci dolcemente con il pennello. Il Cristo è giallo, gli alberi sono rossi e la natura sembra essere viva.

Questa è un'opera d'arte signori. Un tocco mistico sussurrato da Dio.
Buonanotte.

martedì 3 giugno 2008

Il bello dei difetti


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Un'anziana donna cinese aveva due grandi secchi, ciascuno sospeso all'estremità di un palo che lei portava sulle spalle.


Uno dei secchi aveva una crepa, mentre l'altro era perfetto, ed era sempre pieno d'acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto.


Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un secchio e mezzo d'acqua. Naturalmente, il secchio perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero secchio crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto. Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino:


"Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l'acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa".


La vecchia sorrise:


"Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell'altro secchio? È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li annaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa".


Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto. Ma sono la crepa e il difetto che ognuno ha a far sì che la nostra convivenza sia interessante e gratificante. Bisogna prendere ciascuno per quello che è e vedere ciò che c'è di buono in lui.

domenica 1 giugno 2008

Yin e Yang


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Per capire come è conciata l'informazione italiana fate un veloce giochino.
Questi sono i due link, uno del Corriere della Sera, e l'altro del Giornale, sulla sentenza del Consiglio di Stato relativa al caso Europa7 e l'assegnazione della rete.
Controllateli, e ditemi qual'è la verità e qual'è la bugia.
Ditemi come si possono fare due titoli completamente diversi, anzi opposti, sulla medesima notizia.
E' strano che per trovare qualchè verità in un giornale, bisogna guardare le vignette satiriche dei comici...




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