venerdì 8 febbraio 2008

Il diritto di affermare un diritto


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Sono stufo di sentire il Papa. Sinceramente. Stufo dei suoi continui attacchi alla laicità dello Stato, stufo delle sue intrusioni in materia di diritti civili. L'ultima, in ordine temporale, riguarda il sempreverde argomento dell'aborto. Ora cercherò di illustrare la mia posizione nella maniera più semplice e chiara possibile.
Coloro i quali pensano l'aborto come un abominio, in nome di un abusato concetto di diritto alla vita, dichiarano che questo diritto è intrinseco al fatto che quel grumo di cellule un giorno diverrà vita.
Codesto coagulo viene dunque difeso non per il fatto di essere vita, ma per la sua potenzialità a divenire vita. Vengono attribuiti dei diritti non per quello che E', ma per quello che SARA'.
Seguendo il medesimo ragionamento, io e tutti voi dovremmo essere considerati dei morti ed avere i diritti dei morti (tipo non pagare le tasse), poichè, se tutto andrà come deve andare (se c'è un immortale tra voi lettori il discorso non vale), siamo tutti destinati a morire, siamo tutti potenzialmente morti. Ma nessuno ci tratta da morti!!!
Prova ad andare da un tuo amico, inizia a piangere e recitare salmi, dicendo che lo fai perchè un giorno lui morirà. Questo, come minimo, ti crede pazzo.
Quindi mi chiedo:
si può attribuire dei diritti ad un cumulo di amminoacidi (detto in maniera spiritosa, senza offendere la morale nessuno), non per ciò che è, ma per ciò che sarà?
Prima di terminare il post devo fare due precisazioni.
La prima precisazione, è che io per primo difendo la vita da ogni sopruso e da ogni forma di violenza.
Il problema sta nel riconoscere quando si può parlare di vita e quando no.
La scienza, la quale non è composta come pensa Ratzinger da maniaci assassini, afferma, sulla base di prove, che la vita ha inizio quando si forma nel bambino l'encefalo, ossia quando la creatura diviene senziente. Prima non ha alcun senso parlare di vita. Altrimenti, dovremmo provare immani rimorsi ogni qualvolta ci tagliamo le unghie (pensate alle migliaia di cellule buttate via senza pietà) o i capelli.
La seconda precisazione, riguarda l'attenta analisi dei soggetti in questione.
Tutte queste diatribe e discussioni non considerano il soggetto centrale di tutta la vicenda.
Io penso che siano i genitori (dove per genitore intendo il significato etimologico del termine: genitor = colui che genera), con un ruolo preponderante della madre, a dover prendere la decisione.
Come potrebbe una legge obbligare persone a fare cose che vanno contro la loro moralità o la loro ragione. La legge, in casi come questo, deve lasciar liberi di agire secondo la propria volontà.

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